Più o meno un anno fa, Andrew Rivkin (Johns Hopkins University) e Joshua Emery (University of Tennessee) annunciavano di aver individuato la chiara traccia di ghiaccio d'acqua nello spettro di Themis raccolto con l'Infrared Telescope Facility (IRTF), il telescopio da 3 metri dedicato all'osservazione nell'infrarosso che si trova sulla sommità del Mauna Kea alle Hawaii. Una scoperta clamorosa, ma l'osservazione era riferita a una zona limitata della superficie dell'asteroide e necessitava dunque di più rigorose conferme. Analoghe osservazioni, però, le stavano compiendo anche Humberto Campins (University of Central Florida) e i suoi collaboratori, anch'essi utilizzando l'IRTF.
Nei giorni scorsi, al Meeting annuale della divisione di Planetologia dell'American Astronomical Society (DPS 41, 2009) tenutosi a Portorico, Campins ha presentato il risultato delle osservazioni del suo team, confermando appieno la presenza di ghiaccio d'acqua sull'intera superficie di Themis. Gli spettri sono stati raccolti da Campins nel gennaio dello scorso anno per un arco di tempo di oltre 7 ore e riguardano dunque quasi l'85% della superficie dell'asteroide. L'analisi mostra inoltre la chiara presenza di composti carboniosi. Gli spettri raccolti da Campins si adattano ottimamente ai modelli teorici basati sulla presenza di ghiaccio d'acqua proposti un anno fa da Rivkin ed Emery, mentre sembrano sconfessare la proposta alternativa che la traccia d'acqua potesse dipendere dalla presenza di alcuni silicati idratati che caratterizzano la composizione di asteroidi e meteoriti.
E' dunque la prima volta che si ha una conferma attendibile della presenza di ghiaccio d'acqua sulla superficie di un asteroide, ma questo apre la strada ad altre domande. "Visto che il ghiaccio d'acqua sulla superficie di Themis non può essere stabile per 4.5 miliardi di anni - evidenzia Campins - quale può esserne la sorgente? Cosa può comportare questa scoperta per la composizione dell'interno di Themis e degli altri asteroidi della sua famiglia dinamica?"
Una risposta alla prima domanda può venire dagli studi di Norbert Schörghofer (University of Hawaii), che dimostrano come il ghiaccio possa resistere per miliardi di anni appena al di sotto della polverosa superficie di corpo celeste purchè la temperatura sia sufficientemente fredda (meno di 145 K). Condizione che ben si adatta alla situazione di Themis e che spiega egregiamente la possibilità che alcuni asteroidi, a seguito di un impatto che mette allo scoperto quel ghiaccio sotto la superficie, possano improvvisamente comportarsi da comete.
Ma facciamo un passo più in là: se ci sono asteroidi così ricchi d'acqua, va da sè che non possiamo più considerare le comete quali uniche possibili sorgenti dell'acqua presente sul nostro pianeta.
tratto da: http://www.sciencenews.org/
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