Bolzano: mappato il genoma di Oetzi, ora non ha più segreti!

Il Dna di Oetzi, la mummia del Similaun, non ha più segreti. A quasi vent'anni dal suo ritrovamento - che si celebrerà con varie iniziative nel 2011 - i ricercatori dell'Eurac di Bolzano e dell'Università di Tubinga hanno completato la mappatura del patrimonio genetico dell'uomo vissuto cinquemila anni fe e conservatosi fino ai giorni nostri sotto i ghiacci, al confine fra Austria e Italia dove venne scoperto per caso da una coppia di escursionisti austriaci.


A renderlo noto è la stessa Eurac, che proprio in occasione del ventennale dalla scoperta di Oetzi renderà pubblici i risultati scientifici della ricerca. Anche perché il vero lavoro degli scienziati comincia adesso: l'enorme quantità di dati disponibile grazie al genoma completo, potrà aprire la strada a molte investigazioni e scoperte, riportando indietro di cinquemila anni l'orologio biologico dell'umanità.

Esistono lontani discendenti di Oetzi ancora in vita? Quali mutazioni genetiche si sono verificate nel passaggio dalle popolazioni antenate a quelle attuali? Sarà possibile studiare malattie ereditarie e patologie come il diabete o il cancro?

Queste e altre domande sono alla base del lavoro del team di esperti che ha tracciato la mappa del Dna di "Iceman": Albert Zink, direttore dell'Istituto per le mummie e l'Iceman dell'Accademia Europea di Bolzano; Carsten Pusch dell'Istituto di genetica umana dell'Università di Tubinga; e Andreas Keller, bioinformatico dell'Azienda specializzata in biotecnologia "febit" di Heidelberg.

Quello tra Zink e Pusch è un binomio professionale già collaudato: i due esperti hanno infatti pubblicato di recente l'esito dei loro studi su Tutanakhamon e sulla sua famiglia. L'incontro con il bioinformatico Keller ha permesso di individuare milioni di sequenze di dati appartenenti al genoma dell'Iceman grazie alla avanzate tecnologie di sequenziamento.

I tre ricercatori hanno prelevato dal bacino di Ötzi un campione osseo e grazie alla nuova tecnologia di sequenziamento SOLiD, ne hanno estratto la più grande quantità di DNA mai prelevata dal corpo mummificato, una biblioteca del DNA.

Si è trattato di uno studio pilota sulla mummia: questa nuova tecnologia è stata infatti utilizzata per la prima volta per analizzare dei campioni di Ötzi.

"Il Dna sul quale interveniamo ha più di 5000 anni ed è estremamente frammentato. Tuttavia con l’ausilio di queste tecnologie avanzate, che garantiscono un margine di errore minimo, siamo riusciti a identificare con grande rapidità il genoma competo dell’Iceman", sottolinea Albert Zink, responsabile della conservazione della mummia.

Fonte: http://altoadige.gelocal.it/

Lasciate pure un commento!