Furto di reperti archeologici in Iraq

C'è un'altra questione, in Iraq, oltre alla situazione turbolenza degli ultimi anni. Non si tratta di soldati o civili uccisi, di condizioni di vita ai limiti, di contraddizioni e problemi di una guerra sempre più difficile da digerire.

Si tratta della fuga di materiale archeologico e artistico. L'Iraq è infatti collocato in una regione che è stata definita "la culla della civiltà": le civiltà più antiche del mondo sono nate nella Mezzaluna Fertile, ed hanno prodotto una quantità di artefatti, di edifici e di documenti che hanno pochi eguali nella storia.

Da quando è iniziata la guerra, si assiste ad una costante fuga di artefatti, il cui valore artistico è inestimabile, e il cui valore economico è solo lontanamente immaginabile. Nel solo 2003, si stima che siano stati sottratti al Museo Nazionale Iracheno circa 15.000 artefatti, dei quali solo un terzo sono stati ritrovati e restituiti.

Fino ad ora, sarebbero centinaia di migliaia i reperti di estremo interesse storico e artistico sottratti all' Iraq, un Paese che vantava i primi posti nella classifica delle nazioni con più importanza archeologica del mondo.

"Questi numeri sono approssimativi, semplicemente non sappiamo quanti siano. I saccheggiatori arrivano sul posto e scavano. Non documentano ciò che fanno" spiega John Russell, consulente culturale del Dipartimento di Stato americano. "La prima volta che ci si accorge del furto di questi artefatti è quando vengono sequestrati dalla polizia, o vengono rivenduti".

In uno dei sequestri si sono recuperate dozzine di tavolette con incisioni cuneiformi, che fino a poco tempo prima nessun sapeva nemmeno esistessero. Nei soli Stati Uniti, sono stati scoperti 1054 reperti provenienti dall'Iraq e ottenuti illegalmente. Tra questi, una coppia di orecchini d'oro assiri, vecchi di 2800 anni e parte del cosidetto Tesoro di Nimrud.
Ad aggiungersi al conto degli artefatti depredati e restituiti ci sono poi i più di 2.500 reperti ritrovati in Giordania nel 2009, i più di 760 scoperti in Siria, i quasi 20 trovati in Italia.

"E' un problema Iracheno. Gli Iracheni ed il goveno dovrebbero fare il primo passo, ed iniziare a proteggere il loro patrimonio culturale" afferma Donny George Youkhanna, ex direttore dell' Iraqi National Museum, fuggiso dal Paese nel 2005 e ora insegnante della Stony Brook University di New York.

I saccheggiatori non operano solo nei musei, ma anche nei centinaia di siti archeologici a cielo aperto, scavando senza alcun criterio e danneggiando i ritrovamenti per ottenere oro, preziosi e reperti di incredibile valore artistico.
Senza contare che siti di importanza mondiale, come quello di Babilonia, sono stati danneggiati dalle truppe americane, nonostante parte di esse siano state impiegate proprio a protezione di siti di importanza culturale.
Alcuni pezzi d'arte moderni inoltre vengono distrutti di proposito per rimuovere ogni simbolo di Saddam Hussein dal Paese.

"E' stata la prima mossa del processo anti-Baath...poi ci fu saccheggio e distruzione, e ci furono alcune cose che offesero la sensibilità religiosa. C'era sempre una ragione per distruggere" sostiene Nada Shabout, insegnante della University of North Texas. "Alcuni dei monumenti pubblici moderni erano di cattivo gusto e brutti, e non mi si spezzerebbe il cuore il loro abbattimento. Ma erano parte della storia del Paese".

tratto da: http://www.ditadifulmine.com/

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