Un cura dimagrante per Betelgeuse

Betelegeuse, la seconda stella più luminosa di Orione, è una supergigante rossa che sta ormai per esplodere in una supernova. La riduzione del suo diametro, osservata da parecchio tempo, sembra finalmente avere ottenuto una spiegazione esauriente.



Betelgeuse è una delle stelle più grandi del cielo con il suo diametro circa 1000 volte maggiore di quello del Sole. E’ anche una delle più luminose, emettendo 100000 più luce della nostra stella. Queste caratteristiche la condannano ad una vita molto breve: benché abbia solo pochi milioni di anni è ormai prossima alla sua fine. Quando succederà darà origine ad una supernova facilmente visibile dalla Terra anche in pieno giorno, essendo a “soli” 600 Anni Luce da noi (ma non parliamo di fine del mondo …). Uno dei problemi ancora insoluti riguardanti Betelgeuse (ma anche le altre supergiganti rosse) era fino a poco tempo fa il meccanismo che la porta a perdere un’enorme quantità di materia, pari alla massa del Sole, nel giro di poche migliaia di anni.

Due gruppi di astronomi del Very Large Telescope dell’ESO sembrano aver risolto il mistero, riuscendo ad ottenere immagini estremamente accurate della mostruosa stella, attraverso tecniche di combinazione di immagini estremamente sofisticate ottenuta sia al telescopio da 8 metri che con l’interferometro. La risoluzione ottenuta nel primo caso è stata di 37 millisecondi d’arco, come se si vedesse da terra una pallina da tennis sulla Stazione Spaziale. Grazie a queste prodigiose immagini si è reso visibile un getto molto tenue di gas che si espande dalla stella verso lo spazio circostante. Lo “sbuffo” di materia si estende per circa sei volte il diametro della stella, pari alla distanza Sole-Nettuno. L’asimmetria del getto poteva essere spiegata in due modi. O l’espulsione avviene ai poli, a causa della rotazione, oppure è dovuta al movimento interno del gas (la cosiddetta “convezione”) simile a ciò che capita nell’acqua bollente in una pentola. Per poter decidere il meccanismo bisognava avere immagini ancora più dettagliate. Per far ciò si è usato anche l’interferometro dell’ESO, che combina i fasci luminosi di tre telescopi da 1,8 metri. In tal modo si è ottenuto un telescopio virtuale pari ad un gigante da 48 metri di diametro, con una risoluzione quattro volte maggiore, ossia in grado di individuare una “bilia di vetro” (ai miei tempi si giocava con loro sulla spiaggia) sempre sulla Stazione Spaziale.
Con questa tecnica si è scorto chiaramente il gas che si muoveva “ribollendo” in zone differenti della superficie di Betelgeuse. Un vigoroso movimento di innalzamento e di abbassamento di parti dell’atmosfera stellare. Vere bolle grandi come la stessa stella, proprio come capita in una pentola d’acqua portata all’ebollizione. Da questi bubboni di materia esce il gas che va a formare il getto di materia. Se aprissimo abbastanza le orecchie e se lo spazio non fosse vuoto, sentiremmo chiaramente il “blob, blob” della pentola-stella che sta bollendo, in attesa di esplodere. Purtroppo lei non ha valvole di sicurezza!

In attesa delle immagini vere, ecco una rappresentazione artistica di Betelgeuse. La stella bolle letteralmente producendo enormi bolle di gas, dalle più grandi delle quali fuoriesce il gas che va a formare il tenue getto di materia grande quasi come il nostro Sistema Solare. Questo meccanismo fa “dimagrire” la stella che perde qualcosa come un intero Sole in meno di 10000 anni. Malgrado ciò, la sua fine esplosiva è vicina …

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