Pietre piovute dal cielo su uno stadio inglese e nel Sahara

Una piccola pioggia di meteoriti è caduta sullo stadio di Uxbridge, vicino a Londra, sabato 24 luglio durante una partita di cricket tra la squadra del Sussex e la formazione del Middlesex. Due spettatori, in un intervallo della gara, stavano bevendo una birra quando il campo di gioco è stato sorvolato da una meteora. Un paio di frammenti ferrosi dal peso di qualche decina di grammi sono precipitati a pochi metri dai due amici, Jan Marszel, 51 anni, e Richard Haynes, 52. Di rimbalzo, Marszel è stato colpito al petto, senza danni. Poco è mancato che passasse alla storia come il primo uomo ucciso da un sasso spaziale.
La probabilità di essere centrati da una meteorite è di circa una su un miliardo, pur essendo da 10 a 100 mila all’anno le meteoriti grandi come una pallina da tennis che la Terra attrae a sé dallo spazio. Rarissimo è in ogni caso anche assistere in diretta alla caduta, anche perché il 75 per cento del nostro pianeta è coperto dagli oceani.

Se le meteoriti finite sullo stadio inglese sono poco più che sassolini, qualcosa di molto più massiccio è invece caduto dal cielo qualche secolo o millennio fa nel deserto del Sahara, in Egitto, non lontano dal confine con il Sudan e a una cinquantina di chilometri dal suolo libico: la massa precipitata doveva essere tra le 5 e le 10 tonnellate, e ha prodotto un cratere largo 45 metri e profondo 15. Ne riferiscono sulla rivista americana “Science” Luigi Folco, geologo del Museo dell’Antartide dell’Università di Siena, Mario Di Martino (foto), astronomo all’Osservatorio astronomico di Pino Torinese (Inaf) e altri ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), delle Università di Pisa e Bologna e dell’Università del Cairo.

Il primo a notare il cratere sulle mappe di Google Earth è stato nel 2008 Vincenzo De Michele, curatore del Museo di Storia naturale di Milano. E’ il bello di Internet: oggi scoperte geologiche e astronomiche si possono fare anche a tavolino, usando soltanto la tastiera del computer. In realtà De Michele cercava tracce di villaggi neolitici, ma quella cavità circolare, ben conservata a parte qualche metro di sabbia accumulatasi sul fondo, attirò la sua attenzione.

Avuta segnalazione di quell’avvistamento virtuale, Mario Di Martino, esperto di asteroidi e impatti spaziali, organizzò una prima spedizione sul posto, che accertò l’origine extraterrestre di quella formazione geologica.

Una seconda spedizione, qualche mese fa, ha confermato meglio i fatti e raccolto molti campioni di meteoriti di ferro e nichel, circa 850 chilogrammi su un totale di oltre 1700. Cinquanta chilogrammi sono stati portati in Italia, il resto è finito al Museo Geologico del Cairo. Il frammento più grosso pesa 83 chilogrammi ed è stato trovato a 200 metri dal cratere: evidentemente si staccò poco prima dell’impatto della massa principale.

L’urto avvenne a 3-4 chilometri al secondo. La data dell’evento verrà meglio accertata in laboratorio con misure di termoluminescenza ma non può risalire a più di cinquemila anni fa, quando quella regione dell’Africa si inaridì e divenne desertica. Anzi, da molti indizi sembra che l’impatto sia di pochi secoli fa.

Il 12 luglio le meteoriti, classificate sul Meteoritical Bulletin della International Society for Meteoritics and Planetary Science, sono state ufficialmente battezzate Gebel Kamil, Monte Kamil, dal nome della località dove è avvenuto l’impatto.

Le coordinate del luogo sono ancora riservate, per evitare che vandali danneggino il cratere. Ma sul mercato sono già in vendita, via Internet, meteoriti che chiaramente arrivano da Gebel Kamil. La Rete le ha fatte scoprire, la Rete le mercifica, alla faccia della scienza. Una storia esemplare del nostro tempo.

tratto da: http://www3.lastampa.it/

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