Belka e Strelka 50 anni dopo, i primi esseri viventi a tornare vivi dallo spazio

Tre anni prima ci fu il lancio di Laika, ma non tornò mai indietro (e nemmeno era previsto)

MILANO - Belka e Strelka: pochi ricordano i loro nomi, ma le due cagnette russe fanno parte della storia dell'astronautica. E il 20 agosto si festeggiano i 50 anni della loro impresa. Infatti sono loro due i primi essseri viventi a essere tornati vivi dopo un viaggio nello spazio. Il primo essere vivente a essere messo in orbita fu nel 1957 la famosa Laika, ma la bastardina non tornò mai indietro e, a dire il vero, nemmeno era previsto. Gli scienziati che la lanciarono sapevano benissimo che mettendola sullo Sputnik 2 decretavano la sua morte. Una dei tanti animali sconosciuti che morirono nel nome della scienza.

BELKA E STRELKA - In Russia le due cagnette sono eroi nazionali e vennero impagliate dopo la loro morte. Il primo film 3D del cinema russo, uscito all'inizio dell'anno, è proprio incentrato sulla loro storia. La loro missione era provare che la Vostok poteva portare un essere umano e farlo rientrare sano e salvo. Infatti con una navicella simile, nell'aprile 1961 Yuri Gagarin divenne il primo uomo nello spazio. Belka e Strelka erano due bastardine randagie, scelte in quanto gli scienziati sovietici credevano che avessero maggiori possibilità di sopravvivenza e fossero «psicologicamente più stabili» rispetto ai cani di razza in uno spazio così limitato. I cani non dovevano pesare più di 7 chili ed essere più alti di 35 centimetri. Il mese prima (il 28 luglio) erano stati lanciati altri due cani: Chaika e Lisichka. Ma dopo soli 29 secondi dal lancio il missile esplose in una palla di fuoco. Subito dopo toccava a Belka (che in russo significa Scoiattolo) e Strelka (Piccola Freccia). Il lancio avvenne il 19 luglio 1960. I randagi erano accompagnati nello spazio da 40 topi, 28 dei quali non sopravvissero alle 25 ore e alle 17 orbite della missione, insieme a mosche, piante e funghi. Il giorno dopo la capsula atterrò senza grandi problemi tra Orsk e Kustanai, a soli 10 chilometri del luogo previsto. I cani stavano bene e durante la missione vennero alimentati con una sorta di gelatina ad alto contenuto calorico. Dopo il ritorno Strelka rimase incinta e diede alla luce sei cuccioli, uno dei quali (Pushinka) venne donato da Nikita Kruscev a Caroline Kennedy, figlia del presidente degli Stati Uniti. In realtà gli americani il 28 maggio 1959 avevano lanciato in un volo suborbitale le scimmiette Able e Baker, ma non riuscirono mai a mandarle in orbita pur se atterrarono sane e salve

LAIKA - Il primo essere vivente a essere inviato nello spazio fu Laika. Il 3 novembre 1957, un mese dopo il lancio del primo Sputnik, la cagna di due anni venne lanciata. La capsula non aveva possibilità di rientrare tenendola in vita in quanto non aveva un sistema di raffreddamento valido. Laika morì anche prima, nel corso nella quarta orbita, quando la temperatura all'interno della capsula divenne troppo alta. Per giorni i sovietici continuarono a dire che Laika «stava bene» ma dopo una settimana dovettero ammettere che Laika «era stata messa a dormire». Una bugia. La capsula di Laika brucò nel rientro dell'atmosfera nell'aprile 1958, ma i dettagli della sua tragica storia vennero resi noti dai russi solo nel 2002. Due anni fa all'Istituto di medicina militare venne posta una statua in onore di Laika: «Il primo essere vivente nello spazio». Già alla fine degli anni Quaranta gli americani compirono esperimenti spaziali con «equipaggio scimmiesco»: tutti morirono in voli suborbitali.

GAGARIN - Kruscev aveva deciso: dopo due missioni con animali che tornavano salvi, sarebbe toccato al primo uomo nello spazio. Quindi dopo Belka e Stelka il 1° dicembre 1960 toccò a Pchyolka e Mushka ma fu un disastro. Quindi nello stesso mese vennero lanciate Shutka e Kometa, ma uno dei motori del razzo entrò in avaria e la capsula non entrò in orbita. Ma anche il sistema di autodistruzione azionato da terra non funzionò. Le due cagnette atterrarono in una remota zona della taiga del fiume Tunguska Inferiore. Nel pieno inverno siberiano venne inviata una missione per vedere cose ne era stato di loro. La capsula venne individuata quattro giorni dopo: i topi e gli insetti che erano a bordo erano congelati, ma le due cagnette erano vive e vegete. Il 9 marzo 1961 la cagna Chernushka sopravvisse e così anche Zvezdochka il 25 dello stesso mese. Ora toccava a un uomo: il 12 aprile 1961 il primo della lista era Gagarin. «Non so se sono il primo uomo nello spazio o l'ultimo dei cani», disse scherzando, ma non tanto. Le sue possibilità di sopravvivenza, come ammisero dopo decenni gli stessi scienziati sovietici, erano scarse.

tratto da: http://www.corriere.it/

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