Diesel, il mistero della morte dell’uomo che avrebbe cambiato il mondo


Il 29 settembre del 1913, quasi un secolo fa, in circostanze misteriose moriva Rudolf Diesel l’ingegnere tedesco che studiò e realizzò il motore a combustione interna che porta ancora il suo nome. 13 anni dopo aver raggiunto la celebrità con la presentazione del motore all’esposizione universale di Parigi.


Sulla nave postale “Dresden” diretta a Londra in quel 29 settembre è stata l’ultima volta che l’hanno visto vivo. Poi il silenzio.



di PASQUALE BASILE e CLAUDIA MIGLIORE



Detta così sembra la semplice cronaca istantanea di un successo tecnologico come tanti altri. L’invenzione di un motore. Il motore Diesel. Brevetto depositato nel 1892. Ma non si tratta di un successo qualunque. E’ una rivoluzione. Più efficiente del motore a vapore e di quello a benzina. Alimentato ad oli vegetali. Quelli che da un paio di anni sono tornati in auge col nome di biodiesel. La scoperta del XX secolo!



Il motore porta il nome del suo inventore Rudolf Diesel. Ingegnere tedesco. Pacifista convinto. Le possibili applicazioni del motore erano enormi nel settore civile come in quello militare. La marina militare tedesca decide infatti di dotare tutti i sommergibili di motori di potenza superiore ma di autonomia e consumi decisamente inferiori.

Ma Rudolf Diesel non è d’accordo. Lui è un pacifista. E il motore non lo ha inventato per questi scopi.



Una scomparsa misteriosa. Suicidio o omicidio?

Qualche giorno dopo il 29 settembre 1913, un corpo viene rinvenuto nel canale della Manica. Dagli effetti personali si riesce a risalire alla sua identità. E’ Rudolf Diesel.



Il 29 settembre 1913 Rudolf Diesel sale sul postale “Dresden” per andare a Londra. Parte dalla Francia ma a Londra non arriverà mai. Sparito. Nel nulla. Fino al giorno del ritrovamento.

Una versione attendibile sulla sua morte non è mai stata formulata. Come e perché è morto l’uomo che avrebbe potuto cambiare l’economia mondiale?



Il diario di bordo di quel viaggio viene ritrovato sulla barca. Il giorno 29 è barrato con una croce. Un messaggio. Un gesto premeditato dallo stesso Rudolf Diesel. Hanno pensato così quanti hanno provato ad archiviare il caso come suicidio. Diesel si è ucciso perché pieno di debiti.



Ma l’ingegnere godeva di elevatissimo credito in tutti gli ambienti industriali ed era ancora titolare dei brevetti sulle sue invenzioni. Nel 1911 all’esposizione mondiale di Torino fu annunciato come “la più grande personalità vivente del mondo tecnico”. Come poteva suicidarsi? Diesel aveva un carattere instabile e un atteggiamento spesso paranoico. Il peso della fama. La sensazione di aver smarrito la carica inventiva e progettuale lo hanno schiacciato. Troppo semplice?

Per alcuni forse si.



Rudolf Diesel era atteso a Londra per un meeting alla Consolidated Diesel Manufactoring per proporre alle autorità militari inglesi l’utilizzo del suo motore sui loro sommergibili, per controbilanciare la superiorità che stavano acquisendo i tedeschi sopra e sotto i mari, proprio grazie al suo propulsore. I servizi militari tedeschi potevano mai restare a guardare?



La sua scoperta era molto scomoda anche per tutte le compagnie petrolifere. Un motore ad oli vegetali. Avrebbe soppiantato il propulsore a benzina sia in campo industriale che automobilistico. il mercato del petrolio sarebbe stato schiacciato. Le grandi compagnie petrolifere potevano mai restare a guardare?



Diesel aveva visto oltre di quasi un secolo. Aveva guardato nel 2008 anno in cui sono riprese le ricerche per l’utilizzo di oli vegetali al posto dei derivati del petrolio. Aveva visto l’oggi. In molte nazioni, oggi, l’uso del biodiesel ha superato quello dell’idrocarburo.

Forse aveva visto troppo. Forse era troppo presto o non era il momento per vedere così oltre.


Gialli.it

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