IN ARRIVO UNA NUOVA COMETA TRA IL 23 E IL 24 FEBBRAIO

Una cometa che forse per la prima volta visita le parti interne del Sistema Solare potrà essere vista con un binocolo nelle prossime settimane. Fu scoperta l’11 luglio 2007 da un astrofilo cinese, Quanzhi Ye, su delle immagini riprese dall'Osservatorio Astronomico Lulin (Taiwan). In un primo momento l'oggetto è stato confuso con un asteroide, ma una settimana dopo un gruppo di astronomi dell’Osservatorio di Table Mountain (California) notò attorno a questo debole punto luminoso una tenue chioma. Alla cometa è stata assegnata la sigla C/2007 N3 ed è stata battezzata Lulin, dal nome dell’osservatorio da dove sono state riprese le immagini che hanno permesso la scoperta. Dalla fine dello scorso anno, avvicinandosi al Sole, ha aumentato notevolmente la sua luminosità e, quando la notte tra il 23 e 24 febbraio transiterà alla minima distanza dalla Terra (poco più di 60 milioni di km), si prevede che raggiungerà il massimo. In condizioni di cielo molto buone e in assenza di inquinamento luminoso potrà forse essere vista anche ad occhio nudo, ma dotandosi di un buon binocolo lo spettacolo sarà comunque assicurato. Quella notte la sua coda dovrebbe avere una lunghezza pari a circa otto volte il diametro della Luna piena. Al sito web http://www.heavens-above.com/ sotto la voce Astronomy, cliccando su “Comet C/2007 N3 Lulin” è possibile avere le mappe del cielo che aiuteranno a rintracciare la cometa.
L’orbita della Lulin è estremamente allungata ed è certo che provenga dalla Nube di Oort, l’enorme inviluppo formato da miliardi di corpi ghiacciati che avvolge il Sistema Solare interno ed il cui raggio si pensa sia pari a 100.000 volte la distanza Terra-Sole. Questi oggetti, che orbitano lentissimamente attorno al Sole con periodi di rivoluzione di milioni di anni, possono subire delle perturbazioni, dovute al passaggio ravvicinato di una stella o alle forze mareali galattiche, ed essere spinti verso le regioni più interne del nostro sistema planetario. È molto probabile quindi che questa cometa sia la prima volta che si avvicina a così breve distanza dal Sole (lo scorso 10 gennaio è passata al perielio – minima distanza dal Sole – transitando dalla nostra stella a poco più di 180 milioni di km), se così fosse è difficile prevedere la sua risposta al riscaldamento solare e come in altri casi simili potrebbe aumentare di luminosità in maniera imprevedibile.
I nuclei delle comete, infatti, sono costituiti da un miscuglio di ghiacci e polveri ed ogni volta che passano in prossimità del Sole perdono parte dei ghiacci che sublimano sotto l’effetto del riscaldamento indotto dall’intensa radiazione solare. I gas così prodotti formano un’estesa atmosfera (chioma) che, sotto l’effetto della radiazione e del vento solare (il continuo flusso di particelle cariche emesse dal Sole), si allunga dando luogo alla formazione della coda. Ad ogni passaggio al perielio, quindi, il nucleo cometario si “consuma” e sulla sua superficie si forma una crosta scura formata dal materiale non volatile che assorbe con efficacia il calore solare che viene trasmesso nelle parti interne. Questo calore fa sublimare i ghiacci presenti sotto la crosta e all’aumentare della pressione dei gas prodotti possono formarsi delle crepe nella crosta superficiale da cui questi fuoriescono sotto forma di getti. Nel caso di una cometa “nuova” il fenomeno della sublimazione dei ghiacci, essendo la crosta superficiale praticamente assente, potrebbe essere più intenso e quindi rendere la cometa più luminosa.
Nel caso delle comete, comunque, fare previsioni sull’andamento della loro luminosità è sempre molto aleatorio.

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