Agli occhi degli studiosi appare come una macchia di luce molto piccola, che esisteva quando l'universo aveva solo 480 milioni di anni. Antichissima, dunque. La sua luce è giunta sino a noi dopo un cammino pari a 13,2 miliardi di anni luce, diventando così il campione di lunga distanza per misurare l'espansione dell'universo.
Se l'ipotesi degli studiosi venisse confermata, la scoperta comporterebbe enormi conseguenze e sulla datazione dell'universo e sulla velocità di crescita di stelle e galassie. Una cosa è certa: le prime stelle si formarono circa 200 milioni o 300 milioni di anni dopo il Big Bang. Successivamente, il tasso di fecondità dell'universo è cresciuto sempre di più, fino a raggiungere il picco 2,5 miliardi di anni dopo.
"Questo è chiaramente il periodo in cui le galassie si stavano evolvendo rapidamente", hanno spiegato gli astronomi J. Rychard Bouwens e Garth Illingworth dell'University of California (Santa Cruz).
C'è ancora tanto da scoprire. Secondo Bouwens, infatti, quello che grazie ad Hubble è stato scoperto non è che la punta di un iceberg. Si attende il lancio del nuovo e più potente telescopio Webb, che dovrebbe volare nello spazio entro i prossimi dieci anni.
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