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La portaerei britannica HMS Ark Royal (91), affondata il 14 novembre 1941 al largo di Gibilterra da un U-Boot tedesco. |
A lanciare l’allarme dalle colonne del settimane NewScientist sono Trevor Gilbert, dell’Australian Maritime Safety Authority e Dagmar Etkin dell’Enviromental Research Consulting di New York, che insieme a un gruppo di colleghi hanno realizzato il primo database al mondo dei naufragi bellici potenzialmente pericolosi.
Ecocatastrofe postbellica
A quasi 70 anni dall’affondamento l’acqua salata ha corroso le lamiere delle navi fino al limite della tenuta e i serbatoi di molti relitti cominciano a perdere. "Ci sono le prove che molti vascelli affondati al largo degli Stati Uniti sono sul punto di rilasciare in acqua carburanti, lubrificanti e sostanze pericolose di ogni sorta" afferma Etkins. "Non fare nulla e attendere è una possibilità, ma è un tentativo disperato" gli fa eco Ian MacLeod, dell’Australian Maritime Museum che ha già lavorato su molti relitti. "Nei prossimi 5-10 anni dovremmo aspettarci un consistente aumento degli affioramenti di carburante dai relitti di guerra che durerà almeno il prossimo mezzo secolo".
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La mappa dei naufragi avvenuti durante la II Guerra Mondiale. Clicca sull'immagine per ingrandirla. (© R. Monfils / Sea Australia Database) |
Ma quanto combustibile c’è la sotto? "Calcolarlo con esattezza è molto difficile"spiegano i ricercatori, "poiché molte navi hanno perso gran parte del carburante durante l’affondamento, a causa dei danni strutturali". Etikin e Trevor stimano però che i serbatoi di questi relitti conservano ancora tra 2,5 e 20 milioni di tonnellate di sostanze pericolose. Anche nello scenario più favorevole stiamo parlando di una quantità di derivati del petrolio pari al doppio di quello fuoriuscito dalla falla della piattaforma della BP e 10 volte la perdita della Exxon Valdez.
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