Il prototipo, frutto del progetto interdisciplinare FEELIX GROWING (Feel, Interact, Express) finanziato dalla Commissione Europea, interagisce con gli umani pressappoco come un bambino, reagisce agli stimoli e apprende tutta una gamma di reazioni, espressioni e comportamenti grazie ai quali manifesta emozioni molto simili a quelle umane.
Alla base del modello vi è infatti lo stesso processo di attaccamento che bambini e scimpanzè subiscono nel corso delle prime interazioni con chi si prende cura di loro: il robot stabilisce un legame 'affettivo' ed è programmato per adattarsi agli stati d’animo e alle azioni di colui/colei che lo assiste, utilizzando gli stessi segnali espressivi e comportamentali comuni fra i bambini. Più alta è l’interazione, più forte è il legame stabilito e l’insieme di reazioni apprese.
Rabbia, paura, tristezza, felicità, angoscia, sono solo alcune delle emozioni che l'automa è in grado di interpretare per apprendimento. "Le emozioni si rivelano attraverso posture fisiche, gesti e movimenti del corpo, più che l’espressione facciale o verbale - ha spiegato la dott.ssa Cananero - Ecco perchè stiamo lavorando su indizi non linguistici”.
Tra le più imminenti applicazioni di questo progetto, che durerà circa quattro anni e mezzo ancora, c’è la reale possibilità che il robot diventi un supporto affettivo e terapeutico per i bambini in ambito ospedaliero: un compagno intelligente, dunque, capace di adeguarsi sempre più ai profili individuali attraverso azioni e reazioni verbali e non.
L’accettazione di un simile “strumento” non è chiaramente scontata, specie nel delicato contesto ospedaliero infantile; le ripercussioni possibili, quando entrano in gioco le emozioni, possono essere molteplici a seconda dei contesti e delle personalità coinvolte. Il team di ricercatori è però all’opera per prevederle tutte, e offrire alla sanità un prototipo efficace ed efficente, possibilmente senza complicazioni.
tratto da: http://www.nextme.it/
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