Antichi celti in America

di Alberto Arecchi
Tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Settanta il prof. Barry Fell, dell’Università di Harvard, coagulò intorno a sé un gruppo di ricercatori e individuò nei boschi e nelle campagne del New England (la regione delle prime colonie inglesi in territorio americano) le incredibili tracce di una cultura megalitica, precedente alla colonizzazione degli europei, con caratteristiche molto simili alle testimonianze della cultura celtica in Europa occidentale. Il gruppo individuò diversi osservatori solari, costituiti da cerchi di grandi pietre infisse nel suolo, ed un certo numero di costruzioni “a dolmen” (camere coperte da lastre di pietra). Fell descrisse questa entusiasmante avventura nel suo libro “America B.C.” e in numerose altre pubblicazioni successive, nel corso degli anni Settanta.
La maggior parte del pubblico è convinta che nessun europeo sia arrivato in America, prima di Cristoforo Colombo o del capo vichingo Leif Eriksson; tale convinzione si è consolidata nell’opinione pubblica nel corso dei secoli, sino a diventare un vero e proprio dogma. Per gli americani odierni, la “grande storia” sembra cominciata non in un’antichità remota (come nel resto del mondo), ma con la comparsa sulla scena di uomini grandi e famosi, tanto noti e ben documentati, che qualcuno potrebbe anche pensare di trovare negli archivi i loro certificati di nascita o le loro tessere della sicurezza sociale. Controcorrente, il professor Barry Fell, nel corso dell’estate del 1975, si convinse dell’esistenza di antiche iscrizioni e luoghi archeologici negli stati americani del New England, in particolare nel New Hampshire e nel Vermont, e ritenne di dover attribuire quelle testimonianze ad un’antica colonizzazione celtica. La presenza d’iscrizioni, in diverse lingue e in diversi alfabeti, tipici dell’Europa e del Mediterraneo di oltre 2500 anni fa, indicava non soltanto l’installazione di colonie celtiche, ma anche quella di baschi, libici e persino di egizi.

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