DEFORMAZIONI CRANICHE:ANTICHI CULTI PER ANTICHE RAZZE?


Chi segue con simpatia e interesse le pagine di questo sito ha potuto osservare come la tematica di una possibile genesi dell’uomo alternativa alla predominante teoria dell’evoluzione darwiniana, si sviluppi attraverso l’esame di tutte quelle prove che sembrano non tanto indicare una nuova matrice per il genere umano, aliena o meno, ma soprattutto tali da destare più di un interrogativo. Credo che sia importante non tanto affermare le proprie verità, che in fin dei conti sono sempre soggettive, ma soprattutto informare la massa di alcuni aspetti che potremmo definire “controcorrente” rispetto al solito indottrinamento scientifico e storico cui siamo assuefatti sin dalla nostra infanzia scolastica. In altri articoli ( alcuni dello stesso autore di questo) presenti in questo sito abbiamo cercato di far comprendere come miti quali come quelli della creazione o come quello del diluvio ( per antonomasia i il “mito” in assoluto) siano per altro non soggetti a particolari restrizioni geografiche o particolar retaggio di una sola cultura, ma bensì facciano parte delle “memorie” dei popoli di tutto il mondo, senza distinzione di razze o confini geografici (mari, monti) che ne impediscano la diffusione. Conoscenze come quelle astronomiche o agricole paiono essersi diffuse equamente in tutto il nostro pianeta, componendo le basi per la nascita e lo sviluppo di antiche grandi civiltà (Sumeri, Egizi, Maya, Incas, Aztechi etc), e in alcuni casi, come per le cognizioni in campo agricolo, paiono essersi diffuse contemporaneamente, in modo tale da far sembrare l’intera faccenda non un semplice caso di casualità.
Dai sumeri agli egizi,dai maya agli aztechi per finire ai popoli della Polinesia e ai popoli nordamericani, le leggende di antichi semi-dei civilizzatori sembrano essersi diffuse equamente per tutto il globo, conservando, a dispetto di evidenti differenze antropologiche, gli stessi connotati per tutte queste culture: pelle bianca, capelli biondi, barba fluente, provenienza dal mare, ritorno al mare, superstiti di un’antica grande civiltà.
Costruzioni megalitiche e forme abbastanza simili fra loro ( aventi quella piramidale come soggetto) sembrano appannaggio di tutte le grandi culture, e ancora oggi sono oggetto di meraviglie per tutti noi, ancor incapaci di spiegarci come e perché blocchi pesanti tonnellate siano stati spostati, collocati e manovrati con tanta perizia, senza la dovuta conoscenza tecnologica di cui ci avvaliamo noi, in questo secolo.
Se tutto questo non basta ancora a scalzare l’insieme di questi fatti dalla semplice allusione, tanto cara agli scienziati dogmatici, di una pura e semplice “coincidenza culturale” allora vorrei affrontare un nuovo argomento che ancora una volta ci pone dinanzi ad alcuni interrogativi: alcuni popoli, dislocati in varie parti del mondo, hanno avuto, in passato, una stessa matrice cognitiva, una stessa sorgente di conoscenza? Un’antica razza, da noi antropologicamente diversa, ha regnato e diffuso il suo sapere per tutta la Terra, in un’epoca oramai dimenticata? E se questa razza è esistita davvero, era di natura terrestre?
In cosa consiste questo ulteriore rebus storico è presto detto: dall’Egitto alla piana di Merida in Perù, dai templi maltesi di Hal Saflieni passando per le rappresentazioni statuarie dell’Isola di Pasqua, in tutto il mondo antico pare vivo il ricordo di un’antica razza dalla patologia cranica abbastanza anomale.
In varie zone del mondo sono stati trovati teschi anomali caratterizzati da forti allungamenti della calotta cranica, dovuti,a detta degli studiosi, a sistematici bendaggi e stoccaggi, sin dalla tenera età dell’infanzia, a cui venivano sottoposti gli antichi possessori di questi crani, il tutto a scopo rituale, di iniziazione, matrimoni, riti solari o punizioni per crimini.
Naturalmente in tutti i casi in cui tali crani siano stati deformati artificialmente il tutto viene facilmente spiegato con le cause sopra citate, ma è sempre da precisare che comunque erano pratiche che comportavano dolori terribili a chi le subiva, provocando a volte, sicuramente ,anche danni di natura cerebrale e motoria.
Allora viene spontanea una domanda :perché si adottavano tali usanze? E perché tale usanza pare diffusa in tutto il mondo? E’ anche questa una coincidenza culturale?
Mode e tendenze oggigiorno si susseguono a ritmo vertiginoso, grazie ai mezzi di interscambiabilità comunicativa di cui possiamo disporre, quindi mode come il piercing, il tatuaggio, i pantaloni a zampa di elefante, i capelli e le basette lunghe e quant’altro ancora, rapidamente hanno caratterizzato determinate epoche e altrettanto rapidamente sono stati sostituiti da nuovi elementi. Se però questo discorso di accettazione di massa di una nuova tendenza può valere per la società di oggi, favorita dai grandi mezzi di comunicazione, il discorso diventa più arduo quanto, guardando indietro al passato e retrodatando l’orologio del tempo di millenni di anni, osserviamo che anche l’epoche antiche pare non siano state immuni da alcune “tendenze”.
Una di queste è, per l’appunto, la deformazione cranica, i cui probabili scopi abbiamo citato prima.
Crani deformati artificialmente, in modo tale da presentare evidenti deformazioni di allungamento della calotta cranica, sono stati rinvenuti ad Ica e Merida, in Perù, ma è altresì evidente che anche presso gli egizi, al tempo del faraone “eretico” Akhenaton, fosse di uso comune, mentre i crani allungati ritrovati nel sito megalitico di Hal Saflieni, in Malta, meritano un discorso a parte. In questo elenco potremmo citare persino i famosi “moai” dell’Isola di Pasqua, che pur essendo solo rappresentazioni statuarie, mostrano chiaramente teste dalla strana conformazione cranica.

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