Forse non sapremo mai chi era l’uomo sepolto a Chapelle Dom Hue, in un luogo isolato e difficilmente raggiungibile nell’isola di Guernsey, nel Canale della Manica. E perché non aveva le mani. E forse nemmeno sapremo mai perché a pochi metri di distanza è stato sepolto un delfino.
Forse le due sepolture avevano un collegamento, oppure fu solo un fatto casuale e sono avvenute a decenni di distanza. Di certo è che le due scoperte archeologiche sono destinate a lasciare a lungo molti dubbi. E a destare una serie interminabile di congetture e di misteri medievali che ci riportano a Il nome della rosa di Umberto Eco. E anche in questo caso ci sono di mezzo un’abbazia e dei monaci.
Sepoltura
Di recente una campagna di scavi guidata dall’archeologico Paul de Jersey ha portato alla luce nella costa ovest di Guernsey i resti di un uomo alto 150 cm sepolto a gambe larghe, senza mani e con il cranio danneggiato. Non lontano da un sito di sepolture che risale all’Età della pietra. Alcuni bottoni in rame e in osso rinvenuti fanno risalire la sepoltura al XVI o al massimo il XVII secolo. Il corpo era orientato grossolanamente in direzione est-ovest, facendo ipotizzare una sepoltura cristiana.
Eremita o marinaio naufragato
Il delfino
Ma rimane un altro mistero. A una decina di metri di distanza in una precedente campagna di scavi condotta nel 2017 erano stati trovati i resti di un delfino. Analizzando le ossa con la tecnica del carbonio-14 è stato datato al XIV secolo, quindi 100-200 anni prima dello scheletro umano rinvenuto nelle vicinanze. Testimonianze storiche confermano che in quei tempi i delfini erano un alimento e venivano anche conservati sotto sale. Il delfino aveva anche un significato religioso per i primi cristiani. «In 35 anni di carriera però non ho mai trovato un delfino sepolto intenzionalmente», ha ammesso de Jersey. Mistero fitto.
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